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Il modo in cui comportarsi dopo un trauma o lesione dei tessuti molli quali muscoli, tendini, legamenti, ad esempio  in seguito ad una distorsione di caviglia o ad una lesione muscolare, è sempre stato un punto di dibattito sia tra professionisti della salute che tra pazienti e sportivi.

Mettere subito il ghiaccio? Riposo completo o parziale? E gli antiinfiammatori?

Nel corso degli anni sono stati attribuiti diversi acronimi per identificare l’approccio più adatto a trattare in fase acuta queste problematiche; partendo dal protocollo ICE (ghiaccio-compressione-elevazione), passando poi al RICE (riposo-ghiaccio- compressione-elevazione) arrivando al POLICE (protezione-carico ottimale–ghiaccio-compressione-elevazione).

Grazie ai più recenti studi ora sappiamo che tutto ciò di cui un infortunio ai tessuti molli ha bisogno è di P.E.A.C.E. & L.O.V.E.

Nei primi giorni in seguito ad un trauma necessitiamo di P.E.A.C.E. :

Protezione (P):

Ridurre o evitare i movimenti ed il carico per i primi 1-3 giorni in modo da minimizzare il rischio di aggravare il danno.

Elevazione (E):

Portare l’arto lesionato più in alto del cuore in modo da favorire il ritorno venoso e ridurre il gonfiore.

Evitare Antiinfiammatori (A):

L’infiammazione nelle sue varie fasi aiuta a riparare il tessuto lesionato, perciò l’utilizzo di farmaci per inibirla potrebbe influire negativamente sulla guarigione a lungo termine, specialmente se utilizzati ad alti dosaggi.

E’ stata inoltre messa in dubbio l’utilità del ghiaccio, infatti nonostante il suo uso massiccio non esistono prove di alta qualità sulla sua efficacia per il trattamento delle lesioni dei tessuti molli; anche se utile analgesico esso potrebbe potenzialmente interrompere l’infiammazione e la rivascolarizzazione, portando ad una ridotta riparazione dei tessuti ed eccessiva sintesi di fibre collagene.

Compressione (C):

La compressione con un tape o un bendaggio aiuta a ridurre l’edema e l’emorragia.

Educazione (E):

Il terapista deve educare il paziente sui benefici di un recupero attivo e non focalizzarsi solo su trattamenti passivi; una migliore educazione sulla gestione dei carichi è utile a ridurre il fenomeno del “sovratrattamento” ed  evitare di dover ricorrere ad iniezioni o chirurgia.

Nella seconda fase, dopo qualche giorno, necessitiamo di L.O.V.E. :

Carico (L):

Appena i sintomi lo permettono è fondamentale riprendere a caricare gradualmente la struttura; il carico ottimale promuove la riparazione, il rimodellamento e riporta la capacità di tolleranza a tendini, muscoli e legamenti.

Ottimismo (O):

Fattori psicologici come la paura e la catastrofizzazione possono rappresentare degli ostacoli al recupero; un approccio ottimista e realistico è associato ad una prognosi migliore.

Vascolarizzazione (V):

L’attività aerobica facilita il flusso sanguigno nella struttura sofferente migliorandone la funzionalità e promuovendo un recupero più veloce.

Esercizio (E):

L’esercizio è in grado di migliorare la mobilità, forza e propriocezione ed è fondamentale per prevenire future recidive. Gli esercizi devono essere specifici e personalizzati in base alla richiesta funzionale del paziente ed al meccanismo di lesione/infortunio.

Conclusioni:

Nei primi giorni In seguito ad una lesione dei tessuti molli, che sia una distorsione di caviglia o uno stiramento muscolare, è importante proteggere la struttura lesionata in modo da non aggravare la sintomatologia, evitando l’utilizzo di antiinfiammatori se possibile, essi possono nel breve termine velocizzare la riduzione dei sintomi ma nel lungo termine influenzare negativamente la riparazione dei tessuti lesi. Anche se in minor quantità, il ghiaccio sembrerebbe agire in modo simile sulla guarigione; ciò non vuol dire eliminare il suo utilizzo categoricamente, ma dove possibile evitarlo o non abusarne.

Nella fase successiva sono di centrale importanza il carico precoce e la progressione dell’esercizio a discapito del riposo completo e dei soli trattamenti passivi.

A tal riguardo, dopo un’attenta valutazione fisioterapica, degli specifici trattamenti manuali abbinati all’esercizio, potrebbero essere utili a migliorare la mobilità e ridurre la sintomatologia.

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Bibliografia:

Cleland, J., Mintken, P., McDevitt, A., Bieniek, M., Carpenter, K., Kulp, K., & Whitman, J. (2013). Manual Physical Therapy and Exercise Versus Supervised Home Exercise in the Management of Patients With Inversion Ankle Sprain: A Multicenter Randomized Clinical Trial. Journal Of Orthopaedic & Sports Physical Therapy43(7), 443-455.

Dubois, B., & Esculier, J. (2019). Soft-tissue injuries simply need PEACE and LOVE. British Journal Of Sports Medicine, 54(2), 72-73.

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