Gli Inforuni nel Runner: Cause ed interventi pratici

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La corsa è una delle attività fisiche più facilmente accessibili ed economiche ma, nonostante sia apparentemente un’attività semplice, gli infortuni nel corridore sono molto frequenti; circa il 79% dei runners incorre in almeno un infortunio nel corso di un anno.

Nella stragrande maggioranza dei casi l’infortunio non è conseguente ad un trauma acuto ma legato ad un’ errata gestione dei carichi, i comunemente chiamati “infortuni da sovraccarico”.

Trovo importante chiarire che con il termine sovraccarico non si intende necessariamente che il corridore si sia allenato troppo, bensì che il corpo ed i tessuti (articolazioni, muscoli, tendini…) del corridore siano stati sottoposti a carichi eccessivi e/o troppo repentini rispetto a quello che era la loro tolleranza.

IL CAMBIAMENTO

La causa di ciò è nell’80% da attribuirsi ad un CAMBIAMENTO dell’allenamento: maggior velocità, maggior volume, cambiamento di terreno, salite o discese non gestiti con la dovuta gradualità.

Oltre a queste ragioni esistono altri fattori non meno importati quali i fattori intrinseci (errori nella tecnica di corsa, debolezza muscolare e limitazioni della mobilità articolare) o fattori estrinseci come le calzature.

L’errore più comune è quello di pensare di poter risolvere il problema affidandosi solamente a trattamenti passivi  e/o al riposo completo.

Sebbene in una fase iniziale e soprattutto in traumi recenti sia giusto ridurre lo stress meccanico, una volta superata questa fase il nostro corpo ha bisogno di un’esposizione graduale al carico, ovvero di ricevere uno stress ben dosato, che sia in grado di aumentare la tolleranza dei tessuti.

Inoltre continuare a praticare attività fisica contribuisce al processo di guarigione in quanto permette di conservare un buon metabolismo, una buona produzione di endorfine ed una vascolarizzazione ottimale dei tessuti lesionati.

TRATTAMENTI OBSOLETI ED EVIDENZE SCIENTIFICHE

Per diversi anni, e spesso ancora oggi, i principali trattamenti proposti dai professionisti sanitari verso i corridori si sono basati sul concetto di proteggere il paziente: sospendere la corsa, riposo completo, massaggi, terapie antiinfiammatorie, correzione di posture o atteggiamenti ritenuti “sbagliati”. 

Oggi sappiamo che una gestione basata  su questi trattamenti, esclusivamente passivi, nella maggior parte dei casi risulta incompleta e talvolta inutile, rendendo il paziente dipendente dalle cure.

 

Prediligere il movimento ed il rinforzo utilizzando trattamenti passivi soltanto in aggiunta a quelli attivi è il miglior modo di stare bene a lungo termine, diventando più forti e resistenti.

Ciò non significa che, nel caso in cui accusassi un dolore al ginocchio, dovrei continuare a correre come se nulla fosse ma, che è importante trovare fin da subito un’attività sostitutiva (nuoto, bici, palestra) che non peggiori i sintomi e che faciliti la risoluzione dell’infortunio, eventualmente abbinata ad indicazioni specifiche fornite in seguito alla valutazione di un professionista della salute.

CLASSIFICAZIONE DEGLI INFORTUNI

Di seguito riporto tre macrotipologie dei principali infortuni del runner proposte dalla “The Running Clinic” suddivise in base al tipo di stress meccanico a cui il corpo è sottoposto, così da aiutare il corridore a comprendere meglio le probabili cause di un infortunio ma soprattutto al fine di facilitarlo nel riconoscere quali interventi adottare in base alla situazione:

PATOLOGIE DA CARICO: legate a sessioni di allenamento in cui il corpo è stato stressato eccessivamente da stimoli come aumento dell’intensità di corsa, salti, dislivelli. Esempi classici di patologie sono la tendinite achillea, fasciti plantari e periostiti tibiali.

Se si ha una problematica di questo tipo è consigliabile intervenire riducendo l’intensità dell’allenamento e nel caso sostituire l’attività con nuoto/bici il tutto abbinato ad esercizi specifici di rinforzo.

PATOLOGIE DA RIPETIZIONE: sono solitamente legate alla ripetizione monotona di un certo movimento come ad esempio corse molto lunghe su superfici sempre uguali come la strada. La sindrome della bandeletta ileotibiale ne è un esempio, qui l’intervento consigliato è di ridurre il volume degli allenamenti e prediligere sessioni intervallate ( es: corsa – cammino) su superfici varie (sterrato) per evitare il più possibile la monotonia e ripetizione del gesto.

PATOLOGIE DA AMPIEZZA: Meno frequenti ma non per questo meno invalidanti, compaiono come conseguenza di movimenti ad ampiezza maggiore di quella solitamente praticata, ad esempio una corsa in discesa porta ad una maggior estensione della colonna vertebrale che in un soggetto non abituato può portare alla comparsa di mal di schiena, così come una corsa in salita porta ad un aumento della flessione dell’anca è potrebbe predisporre alla comparsa di una tendinopatia inserzionale dei muscoli posteriori della coscia. Interventi utili possono essere la riduzione della velocità di corsa, evitare dislivelli ed aumentare la cadenza di corsa.

 

Questi consigli sono molto utili per gestire fin da subito le varie problematiche muscoloscheletriche che possono colpire il corridore ma nei casi in cui i sintomi persistano risulta fondamentale richiedere una valutazione di un professionista della salute specializzato nella gestione degli infortuni del runner.

Nei prossimi articoli andremo ad approfondire le cause e gli interventi riabilitativi da adottare nelle principali patologie del corridore, così come l’importanza della prevenzione i cui punti chiave sono: la corretta gestione dei carichi di allenamento, esercizi specifici di rinforzo muscolare e la corretta biomeccanica di corsa.

 

Articolo scritto dal Dott. Riccardo Faccio, fisioterapista specializzato in terapia manuale e riabilitazione dei disturbi muscoloscheletrici.

Esperto nella cura e prevenzione degli infortuni nel corridore e fondatore di Fisiorunner, servizio che si occupa di valutazione, retraining della corsa, trattamento e prevenzione degli infortuni del corridore.

Bibliografia

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